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Rune, attenti al Next Gen che s’ispira a James Bond
Rune, attenti al Next Gen che s’ispira a James Bond


Carta d’identità alla mano potrebbe ancora disputare i tornei juniores, ma Holger Vitus Nodskov Rune già dallo scorso anno frequenta con continuità il circuito professionistico. Ha fretta di arrivare il giovane danese, trionfatore al Roland Garros junior 2020 e da molti addetti ai lavori indicato come un predestinato ad arrivare ai vertici del tennis mondiale. In effetti sta bruciando le tappe il ragazzo nato a Gentofte, al quale non mancano di certo coraggio e ambizioni. “Il mio obiettivo è quello di entrare in top 100 entro la fine della stagione per poi raggiungere i primi 20-30 del mondo entro la fine del 2022”, ha dichiarato a marzo, e per centrare questo traguardo si sta dedicando principalmente al circuito Challenger. Dove in giugno ha conquistato il primo titolo di categoria, a Biella, dove si è reso anche protagonista di qualche esuberanza verbale di troppo, tanto da vedersi comminare una multa per “insulti omofobi” nei confronti dell’argentino Tomas Martin Etcheverry, durante la semifinale. Ha accettato la sanzione, chiedendo scusa e dicendo di aver imparato la lezione, visto che da teen ager ancora tante ne deve apprendere. Magari con il prezioso aiuto del mental coach Lars Robl (ha un passato addirittura nelle Forze Speciali Danesi) e di un mentore d'eccezione come Patrick Mouratoglou che affianca l’allenatore Lars Christensen. 
Rune, avvicinatosi al tennis per imitare la sorella maggiore Alma, la prima in famiglia a prendere una racchetta in mano, e grande appassionato della saga di James Bond, vive e respira tennis guardando più partite possibili. “Nel nostro sport non esiste la perfezione – dice – la puoi vedere, ma non la puoi raggiungere. Si può sempre migliorare ed è quello che mi piace”.
 
Intanto lui sta mettendo in pratica questa filosofia: con la sua 190esima posizione ATP (best ranking) è infatti il secondo 2003 nella classifica mondiale dietro un altro fenomeno quale lo spagnolo Carlos Alcaraz ed è in piena corsa per un posto alle Next Gen ATP Finals di Milano.
Del resto, quando era piccolo e giocava con la sorella, infuriato per una sconfitta, Holger si mise a provare il movimento di dritto e rovescio in salotto, senza pallina. In camera c'erano i poster di Roger Federer e Rafael Nadal, ma un giorno li strappò via dopo aver perso una finale: “Non voglio essere il numero 2. Essere numero 2 è una m...”. Aneddoti raccontati tutti da mamma Aneke, che lo accompagna in giro per i tornei facendogli anche da manager. Con la speranza, nel cuore, che quel desiderio possa trasformarsi in realtà.


Photo credit: Felice Calabrò


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