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Evergreen Lorenzi: sarà l'ultima recita a San Marino?
Evergreen Lorenzi: sarà l'ultima recita a San Marino?


Se qualcuno gli avesse detto che a 35 anni e mezzo avrebbe raggiunto il suo best ranking, accomodandosi sulla 33esima poltrona della classifica mondiale (nel maggio 2017), lo avrebbe probabilmente preso per pazzo (per sua stessa ammissione). Invece Paolo Lorenzi ha fatto proprio come il buon vino e ha saputo migliorare anno dopo anno, riuscendo a ritagliarsi uno spazio di rilievo nel tennis che conta dopo tante e tante stagioni di gavetta nel circuito ITF.
“Ho la fortuna che il tennis, che è la cosa che ho sempre sognato di fare ed è quello che più mi piace, è diventato il mio lavoro: mi consente di vivere bene, di girare il mondo e conoscere tante persone, e allora con questa prospettiva mi reputo una persona privilegiata e quindi felice. Però al contempo è vero anche che io mi sveglio ogni mattina pensando a come poter migliorare in qualcosa. E forse è proprio questa voglia di non accontentarmi il segreto che mi consente di togliermi certe soddisfazioni alla mia età e di puntare a fare ancora meglio”. Queste le parole, intrise di semplicità e passione, con cui il giocatore senese spiegava il segreto della sua longevità agonistica.
Un modo di essere che per il suo costante impegno e mettersi in discussione, quasi una sorta di sfida continua al superamento dei propri limiti, ma anche il comportamento sempre rispettoso, lo hanno reso un esempio per tantissimi colleghi più giovani, ma anche per il pubblico, di cui è diventato uno dei principali beniamini. Anche ora che comincia a pagare dazio alla carta d’identità, non riuscendo più ad allenarsi come vorrebbe come intensità. Del resto, è un classe 1981 (il 15 dicembre spegnerà 40 candeline) Paolo, proprio come quel fuoriclasse che risponde al nome di Roger Federer (l’altro loro coetaneo è lo spagnolo Feliciano Lopez che non si rassegna all’idea di sedersi dietro una scrivania per fare il direttore del Masters 1000 di Madrid…).
Il titolo sulle Alpi austriache di Kitzbuhel nel 2016, ma anche le finali a Rio (2014), Quito e Umago nel 2017, sono gli acuti principali a livello ATP di Lorenzi, senza dimenticare gli ottavi agli US Open 2017, suo miglior risultato Slam. Ma fanno effetto soprattutto i 21 trofei conquistati nel circuito Challenger, dove ha inanellato la bellezza di 420 match vinti ed è a -3 dal record assoluto che appartiene ad un altro evergreen della racchetta, lo spagnolo Ruben Ramirez Hidalgo. Sarebbe bello, quasi un lieto fine da favola, se l’azzurro riuscisse a far suo, anche ex aequo, il primato prima di appendere la racchetta al chiodo, momento che è ormai dietro l’angolo (forse dopo gli US Open?). Un motivo in più per non mancare quando ‘Paolino’ scenderà in campo a San Marino e tributargli un caloroso applauso, anche con un po’ di commozione. Per fortuna, però, stando a quanto si è visto, gli appassionati avranno modo di continuare a vederlo nell’ambiente del tennis, magari con un microfono in mano a commentare le gesta di quelli che fino a poco prima erano suoi colleghi e spesso avversari.


Foto: Felice Calabrò

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